C’è, nella nuova collezione Natale in Città di La Corallina Firenze, qualcosa che va oltre l’oggetto, oltre la sua...
Collezione Natale in Città
C’è, nella nuova collezione Natale in Città di La Corallina Firenze, qualcosa che va oltre l’oggetto, oltre la sua destinazione funzionale, quasi che il sottopiatto, questo cerchio perfetto, specchio d’un gesto antico, si facesse metafora della luce stessa, del suo abitare la materia e trasformarla in racconto. Sei piatti, sei frammenti di un paesaggio urbano e insieme interiore, nei quali l’inverno non è soltanto stagione ma stato dell’anima: un tempo sospeso, dorato ai bordi, attraversato da quella malinconia quieta che appartiene alle città quando si accendono per le feste, come nei dipinti di De Nittis o nelle vedute di Boldini dove la neve, più che cadere, sembra posarsi sull’istante. Così la tavola, luogo domestico per eccellenza, si fa scena e rito, piccola architettura della memoria in cui la forma si fa sostanza, come avrebbe detto Valéry, e il gesto del disporre gli oggetti assume la dignità di un linguaggio segreto, un modo per dire che il tempo può ancora essere abitato con grazia. Ogni sottopiatto, nel suo diametro, nella precisione del decoro che unisce artigianato e visione, restituisce alla convivialità il suo ritmo naturale, quello lento e ordinato del convivere, del condividere. È una celebrazione silenziosa della materia: il colore che diventa racconto, la linea che chiude il mondo in un cerchio perfetto come un verso di Rilke. E in questo cerchio, la città si trasforma in paesaggio mentale: là dove le finestre illuminate si riflettono sulle stoviglie, e la distanza fra interno ed esterno scompare in un’unica, tenue luminosità. Non è un caso che Natale in Città nasca a firenze, dove la tradizione dell’artigianato incontra la forma contemporanea, e dove ogni oggetto sembra custodire una memoria invisibile: quella delle mani che lo hanno creato, del tempo che lo attraversa, della bellezza che resiste anche nel gesto più semplice, apparecchiare la tavola, accendere una candela, invitare qualcuno a sedersi. Perché, come scriveva Novalis, “ogni oggetto amato è il centro di un paradiso”: e forse questo è il senso ultimo della collezione, restituire alla tavola, e a chi la abita, la consapevolezza che anche nella città, tra le luci e la neve immaginata, può ancora nascere un momento di pace, un frammento di bellezza, un istante di silenziosa eternità.
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